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Ndar a late – Il raccoglitore del latte

Sono le sei del mattino, il rumore del motore diesel acceso a scaldarsi, ma soprattutto l’odore acre del gasolio che penetrava dalle finestre della camera … mi diceva che era ora!
I tre camioncini erano in partenza, mentre io mi crogiolavo sotto le coperte ancora un bel po’.

Tutti i bidoni erano in fila, puliti e risciacquati, pronti ad accogliere il latte che da innumerevoli secchi, vasetti e pentole veniva versato, spandendo il suo profumo intenso.
Il lattaio (Latèr) aveva naso per questo, se la nota odorosa virava all’acido il latte era stato mal conservato, non si poteva ritirare!

Inoltre, bisognava fare attenzione all’acqua … che qualche furbetto aggiungeva al latte per aumentarne la quantità, quello della sera doveva avere la panna perfetta ed intatta, altrimenti erano guai!!!

Era un lavoro pesantissimo, i bidoni da sollevare contenevano anche 50 lt di latte, il lattaio aveva un fisico prestante e muscoloso, il suo lavoro era la sua palestra!

Da noi all’epoca (anni ’70) avevamo 3 giri di raccolta:

Egidio, mio papà, andava a sud di Conegliano, Sarano (dove conobbe la sua futura sposa Ivana, la mia mamma), Santa Lucia, Cimetta, Codognè, Cimavilla.

Lo zio Gino girava tutta la zona più vicina: Manzana, Formeniga, Corbanese, San Pietro di Feletto.

Lo zio Rocco si spingeva su su sui colli, Tarzo, Cison, Zuel.

Tutti loro avevano sempre caramelle con sé, ad ogni fermata durante l’estate i bimbi arrivavano festosi a ricevere il dolce regalino. Era un rito di importanza sociale.

Il Lattaio era una persona rispettata ed ammirata, portava benessere, raccogliendo il latte e portando i soldi in pagamento ogni mese.

“Pagà a rate coi schei del late” (pagato a rate con i soldi del latte) era un detto dell’epoca, il nuovo benessere che stava arrivando si conquistava anche con questo piccolo introito che costantemente arrivava ogni primo del mese.

Portava anche il burro ed il formaggio, che il giorno prima gli era stato richiesto, aveva il suo quadernino a quadretti, dove annotava fitto fitto la spesa che gli veniva ordinata.

Nel pomeriggio chi era in negozio preparava le spese per il giorno successivo, erano messe in frigorifero e poi in un contenitore di acciaio coibentato che le manteneva fresche nel camioncino.

Ma il documento più significativo era il Libretto del Latte, quel prezioso taccuino dove quotidianamente si annotava il latte consegnato alla latteria, qui si segnavano anche le spese fatte, così a fine mese venivano detratte da quanto dovuto.

Il nostro Latèr doveva avere una bella scrittura, i numeri son numeri non si poteva confondere il 7 con l’1!!!

Il primo giro che tornava in latteria, quello dello zio Gino, portava un bidone speciale, quello delle stalle più “brave” che andava venduto in negozio sfuso.

Ecco il mio primo lavoro: ancora bimba aiutavo la mia mamma in negozio a riempire le bottiglie ed i vasetti dei clienti; lavoro semplice, ma per me di una difficoltà estrema, con un dito dovevo tenere l’imbuto alzato dal collo della bottiglia, altrimenti il latte non sarebbe sceso, inoltre qualche cliente arrivava con una pentola e dovevo misurare il latte con il misurino che doveva essere riempito fino all’orlo, io dovevo versarlo senza sprecare nemmeno una goccia di latte! Quei clienti mi stavano proprio antipatici …

Quando il Lattaio tornava in latteria, oltre a scaricare il latte, doveva lavare ed igienizzare i bidoni, una specie di fontanella a pedale serviva e risciacquare il bidone, inutile dire che, schiacciare il piede su quel pedale, che faceva zampillare altissima l’acqua, era per me un gran divertimento, soprattutto quando faceva molto caldo.

Finito il giro il Lattaio diventava aiuto casaro, lavava i bidoni, il camion ed andava in caseificio per l’estrazione della cagliata, che nel frattempo era pronta per diventare soffici forme di formaggio!

Andare a latte col mio Papà era una cosa che mi piaceva moltissimo, accadeva raramente perché portare una bimba nel camion faceva ritardare le sue operazioni, in quanto in qualche modo mi doveva anche accudire.  Ricordo ancora il sapore del caffelatte che portava con sé in un thermos, bello tiepido, dolce, saporito! Ho un ricordo indelebile di uno scherzo che papà Egidio mi fece, durante una delle mie gite “lattifere”. Mi disse: “adesso arriviamo in un posto dove c’è una signora cattiva, tu nasconditi dietro il sedile che così non ti vede!” io tutta impaurita mi sono nascosta, ma la signora cattiva era invece una cara amica di famiglia, che su suggerimento di mio padre scoprì il mio nascondiglio, io mi sono dapprima molto vergognata e poi arrabbiata tantissimo per lo scherzo!!!

Che bei tempi … tanta fatica, ma tanto buonumore, voglia di fare bene, passione, dedizione, disciplina …

Che bei tempi!!!

Adesso il lavoro del raccoglitore del latte è completamente diverso, le stalle sono più grandi ed hanno quantitativi enormi di latte se li paragoniamo a 40 anni fa. I moderni autocarri adibiti alla raccolta del latte sono forniti di cisterne coibentate, che si riempiono agevolmente, grazie ad una pompa installata a bordo. Il libretto del latte non esiste più, il raccoglitore rilascia una ricevuta del latte raccolto e tutto viene digitalizzato ed automatizzato.

Resta comunque un lavoro di grandi sacrifici, perché spesso è fatto di notte e di prima mattina.

 

Testo di Emanuela Perenzin